[La brugola del Romeo – 12ª tappa] Proseguono le cronache del Giro d’Italia vist…


[La brugola del Romeo – 12ª tappa] Proseguono le cronache del Giro d’Italia visto da La Bottega del Romeo – dal 1935 | in esclusiva su La Repubblica delle Biciclette

“La gioia di Oldani e la gioia dei bambini alla prima volta: praticamente, la stessa, unica e pura” – di Lorenzo Franzetti ⚙️

Si masticano imprecazioni fin dalla prima ora di corsa in diretta tivù. Sono parolacce che sfuggono tra i denti, pronunciate a mezza voce: è il Diego tifoso che vien fuori, incazzato, ma sa che non dovrebbe, eticamente parlando. Il “nostro” Covi, in una tappa adatta a lui, non riesce a inserirsi nella fuga, forse per sfortuna, forse per aver ricevuto ordini di scuderia dal suo capitano: ci entra, ancora una volta, il suo “rivale” Oldani di Busto Garolfo.

Una tappa pazzesca, che a farla in motorino non sarebbe stato possibile rimanere con i primi della fuga: una corsa a perdifiato, in mezzo agli Appennini vista mar Ligure. Il Giro che passa dentro le pieghe di un’Italia straordinaria, alza il vento, riaccende la memoria come fosse un albero che scuote i propri rami fatti di ricordi. Quello di Wouter Weylandt, sulla discesa del passo del Bocco, dove trovò la morte disarcionato dalla sua bicicletta, in una tragica tappa del Giro 2011. Memoria fresca, questa, ma anche memoria sbiadita, anche se ancora viva, quella invece di tante giovani vite spezzate, proprio su queste montagne e su queste strade, nel 1944, quando i ciclisti erano i partigiani. Il mio pensiero va all’amico Giovanni Bloisi che ha appena terminato il suo viaggio della memoria, viaggio a pedali di oltre mille chilometri, attraverso le pieghe della storia dolorosa ed eroica del nostro sgangherato Paese. A Riva Trigoso (dietro a Sestri Levante), per esempio, si ricordano ancora del giovane Giovan Battista Tasso, antifascista che riparava le bici di operai e partigiani, ciclista che finì ammazzato dai tedeschi. Sono pensieri tutti miei, questi, intrisi di commozione, mentre va in scena una corsa bellissima. Sul traguardo, Stefano Oldani fa un capolavoro e vince la sua prima tappa al Giro. Bravo, anche se in bottega è come se avesse vinto l’Inter in un covo di milanisti.

Oldani cominciò a gareggiare che era alto un metro e una mela, categoria G0, quasi non classificabile: suo avversario e amico, il nostro “nipotino” Covi, due bambini dagli occhi vispi, rivali in bici, uno spasso prima e dopo ogni corsa. Merende e medaglie, gelati sul podio, gelati che sgocciolano sul pavimento dell’officina, come quello di Nicholas: «Sono Nicholas, ho cinque anni e oggi ho imparato ad andare in bicicletta senza rotelle». Eh niente, vuole semplicemente farcelo sapere, passando dalla bottega e presentandosi con la voce emozionata, davanti a sua madre che se la ride. Vale quanto la vittoria di tappa di Oldani, il suo successo personale. Anzi, per se’ molto di più, questo giorno rimarrà per sempre nella sua memoria. Bambini di ieri, bambini di oggi; riempiono il cuore, alleggeriscono il peso del lavoro, come un vento fresco dentro l’officina. Mentre Oldani festeggia emozionato, c’è un altro ciclista in miniatura che s’innamora di una bicicletta rossa: è Matteo, che ha appena assaggiato il dolce sapore della prima gara ciclistica. Ha gli occhi pieni di gioia, se la felicità avesse un volto sarebbe il suo. Mentre la diretta del Giro sta terminando, il Diego mostra al bambino una foto di suo zio, appesa alla parete dell’officina: uno zio che il piccolo Matteo non ha mai conosciuto, ma che rappresenta un’altra pagina di storia della bottega. Suo zio si chiamava Sandro ed era tra il più bravo corridore di Ispra, negli anni Settanta, era il talento che nasce in mezzo a migliaia di ciclisti normali. Poi il destino disegnò per lui tutto un altro percorso e morì a soli 26 anni in un tragico e assurdo incidente, mentre faceva il meccanico/cambio ruote a una gara ciclistica giovanile. L’uomo del giorno, oggi, è proprio lui, Alessandro Mainetti, che il vento della memoria e gli occhi del suo nipotino Matteo hanno riacceso nei pensieri di tutti noi: un po’ come la carovana del Giro che passa, ti sbatte in faccia aria, rumori, colori ed emozioni, che ti entrano dentro al cuore e rimangono lì, come trofei da mettere orgogliosamente in bacheca. La gioia pura dei bambini sono una lezione per noi stupidi che invecchiamo dentro. Quella gioia dei bambini, che non è mai cambiata nel tempo, è l’unica certezza che la bicicletta sopravviverà a qualsiasi cosa.

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