[La brugola del Romeo – 13ª tappa] Proseguono le cronache del Giro d’Italia vist…


[La brugola del Romeo – 13ª tappa] Proseguono le cronache del Giro d’Italia visto da La Bottega del Romeo – dal 1935 | in esclusiva su La Repubblica delle Biciclette

“Stranieri che pedalano, stranieri che vincono, le attese in bottega” – di Lorenzo Franzetti ⚙️

Sembra di essere dentro la trama di un film giallo che continua a non rivelare nulla: l’assassino, ancora, non si vede. La tappa di Cuneo rappresenta l’attesa di arrivare al momento clou, dentro a una pellicola che ha tanti possibili protagonisti che ancora non sono usciti allo scoperto. È come una pagina di un libro che cerchi di sfogliare in fretta per arrivare alle fasi decisive. Tanti personaggi, dentro a capitoli deliziosi, ma il “nocciolo” del libro ancora non si capisce. Questo, visto da fuori, da una bottega di provincia: sulle strade del Giro, il punto di vista di chi sta seduto sul sellino e deve pedalare è tutta un’altra storia. Quando li vedi tutti in fila, belli colorati, a testa bassa che sembrano pedalare come automi, vuol dire che, anche una tappa per noi noiosa, per loro è fatica vera. Siccome è una corsa senza padroni, ma con tanti candidati alla vittoria finale, ci sono giornate tante giornate come questa, le giornate del “vedremo domani”. Ora, però, dovremmo esserci.

Nel frattempo, la bottega brulica di ciclisti appiedati in cerca di conforto: nell’ora più calda di un maggio estivo, con la tappa ancora nelle fasi preliminari, compaiono in piazza, qui sul lago, Otto e Josef, due ciclisti partiti da Mannheim e diretti a Roma. Uno di loro ha la bici guasta, il loro sogno non può proseguire senza l’assistenza della nostra vecchia, ma accogliente, officina. E così, mentre lavoro e litigo con i cavi interni della bicicletta guasta, il Diego cura le pubbliche relazioni. Josef parla soltanto tedesco, Otto parla tedesco e mastica qualche parola d’inglese, il Diego va forte con l’italiano e il dialetto isprese: ne vien fuori un simpatico teatrino, foto ricordo, esclamazioni di meraviglia. Diego insiste nel toccare i classici del suo repertorio, ovvero storia e imprese di Silvano Contini, la leggenda del piccolo Ale Covi, le origini delle nostre bici da viaggio, le prime esperienze in mountainbike. I due cicloturisti muovono lo sguardo, mostrando interesse, forse fingono di capire, forse hanno capito tutta un’altra storia: e, soprattutto, del Giro d’Italia, questi non sanno assolutamente nulla. Vano, dunque, il tentativo di intavolare il discorso sulla carovana rosa. «Pantani, Pantani? Wer ist Pantani?”

In quasi tutte le tappe, sono gli stranieri a vincere, ma gli stranieri che passano dalla bottega sanno poco o nulla di carovane rosa e campioni. La signora Freeman, però, si sforza di ricordare: «Cavendish? Questo nome l’ho già sentito». Una vita in ambasciata, la sua, per decenni: ora, in riva al lago si gode la pensione, con la stessa meraviglia dei suoi antenati, quando a fine Settecento facevano il Grand Tour lungo la penisola. “L’Italia una meraviglia, gli italiani molto, forse troppo, bizzarri”. La signora Freeman è in bottega per un corso accelerato su come si smonta e si rimonta una bici pieghevole, una folding bike: io spiego e mostro i movimenti. Ne vien fuori una mini-lezione che sembra un corso di ginnastica, su e giù con telai da piegare, manubri da raddrizzare, pedali da regolare. Resta il dubbio su quel Cavendish…

A vincere è un francese, Demare, mentre un francese molto atteso, Bardet, abbandona la corsa col mal di pancia. In onore dei francesi, in bottega stiamo preparando un evento, una pedalata per il weekend, attraverso paesaggi e luoghi incantevoli: l’obiettivo è far provare la stessa meraviglia per questi luoghi che provarono grandi scrittori come Stendhal, Dumas, Flaubert e Gautier quando videro il lago Maggiore. Il lago ispira poesia, indubbiamente, è un paradiso, ma chi ci vive dentro, spesso non lo sa o non è più capace di accorgersene. Le giornate finiscono per essere tutte uguali, come pagine da sfogliare in nome del “vedremo domani”, ma i protagonisti, i colori, le tante sfumature ci sono sempre: bisogna soltanto scegliere se continuare a vederli e fare un piccolo sforzo, oppure lasciarsi dominare dalle troppe cose da fare, dalle pinze freno da regolare, dai pignoni da oliare. La bicicletta, per fortuna, ci offre anche l’opportunità di guardare oltre il cigolio e il giro di pedali, si alza lo sguardo e ci si accorge della bellezza del mondo. Stanno arrivando le tappe importanti e più faticose, ma il Giro, come la vita di un paese di provincia, racconta ogni giorno le sue storie minime, come capitoli di un libro che va avanti.

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