[La brugola del Romeo – 8ª tappa] Proseguono le cronache del Giro d’Italia visto da La Bottega delRomeo | in esclusiva su La Repubblica delle Biciclette
“De Gendt re di Napoli, la primavera sul lago e i milanesi imbruttiti” – di Lorenzo Franzetti ⚙️
Napoli accaldata, colorata e chiassosa non tradisce, festa doveva essere, festa è stata anche se a vincere è un belga, anche se a perdere è un italiano che meritava. Primo De Gendt, il corridore più indomabile del gruppo, secondo Gabburo, veronese, onesto operaio del pedale. Gli sconfitti di giornata, Van der Poel, agitato per tutta la tappa come un milanese imbruttito in coda nell’ora di punta, e i milanesi imbruttiti in fila fuori dalla bottega in un sabato di maggio, ovvero di alta stagione ciclistica. In Francia, durante il Tour de France, nessuno ci prova nemmeno ad andare da un barbiere di provincia o da un elettrauto sulla Loira mentre si disputa il finale di una tappa: a nessun cliente sarebbe consentito di aprire bocca fino al termine della corsa. In bottega, siamo meno rigidi, ma le pinze freno e il rumorino alla catena aspettano. Possono aspettare eccome, quando va in scena una frazione spettacolare come quella che abbiamo visto a Napoli. C’è chi accetta e sorride, c’è che accetta e si va a prendere un gelato, c’è chi accetta e guarda la tappa insieme a noi, c’è chi non accetta e brontola, c’è che brontola a prescindere. Il cliente, in bottega, non ha sempre ragione e se ne faccia una ragione: il diritto all’accoglienza e al rispetto, quelli sempre. Viene ascoltato sempre con la massima attenzione, riceve una risposta gentile, se la bicicletta è popolare e democratica, il saper farla funzionare bene non è un esercizio di democrazia, ma nemmeno un servizio da fast food. Ogni cosa a suo tempo, contano l’esperienza e la calma. Molta calma. E se c’è Thomas De Gendt a lanciare lo sprint, si tirano i freni e lo si lascia passare, provando a immaginare, tra le quattro pareti polverose dell’officina, il vento in faccia al sapor mediterraneo, ma con retrogusto di fatica e sudore, che avrebbe sollevato il corridore belga, in quel preciso istante, nel cuore di Napoli, andando a vincere.
“Non faccio il cardiochirurgo in un pronto soccorso”, avverto sempre i milanesi imbruttiti, cercando di ricordare le priorità e le emergenze vere, col sorriso e il piglio di una battuta, per stemperare l’ansia senza senso. La puntualità sempre, ma fermatevi un istante, oh italiani incazzati, sta passando il Giro!
La primavera esplode anche qui sulla sponda magra del Lago Maggiore, i fine settimana, ai confini del’antico Ducato di Milano, sono un viavai vivacissimo di persone che tornano a ripopolare i campeggi e le seconde case. Gente abituata a settimane incasinatissime e condite di smog, gente che non ne può più di ritmi da metropoli e che, nelle prime ore qui in provincia, ha ancora dei raptus da ragioniere frustrato dalla gara quotidiana per il parcheggio, per mangiare, per tornare a casa prima del solito. Episodi, solo episodi, che fanno sorridere noi provincialotti (così qualcuno ci considera). Qualcuno per fortuna si accorge di avere ancora l’acceleratore pigiato senza motivo e allora tira il fiato: e si guarda attorno, si accorge del profumo delle robinie, si accorge che in piazza c’è un posto meraviglioso per gustare un caffè, si accorge che ci sono gelatai super e che un’antica bottega prova a diffondere filosofia ciclistica e, quando c’è il Giro, vive e condivide una passione. Siamo un po’ napoletani in questo, forse. I milanesi intelligenti e non più imbruttiti si accorgono che non è poi così male.
L’uomo del giorno, oggi, è il nostro amico e cliente Massimo. Napoletano verace, trapiantato al confine tra Italia e Svizzera, quando ha saputo che il Giro oggi sarebbe passato sull’uscio di casa sua, giù in Campania, ha preso armi e bagagli ed è partito dal Nord per andare ad accogliere la Corsa rosa sulle strade della sua infanzia. Avvocato, finanziere, uomo con una luna storia di vita, è un grande sostenitore del ciclismo eroico: si innamorato dalla fatica in bicicletta e delle emozioni a pedali, soprattutto, dopo aver imparato a lottare e a vincere altre sfide ben più complicate, tenendo a bada un brutto male. Oggi è l’orgoglio napoletano che pedala in sella a una passione genuina. Con De Gendt, a Napoli, ha vinto un po’ anche lui.
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