[La brugola del Romeo – 9ª tappa] Proseguono le cronache del Giro d’Italia visto…


[La brugola del Romeo – 9ª tappa] Proseguono le cronache del Giro d’Italia visto da La Bottega del Romeo – dal 1935 | in esclusiva su La Repubblica delle Biciclette

“Nomi strani e gomiti sbucciati, ricordando Contini” – di Lorenzo Franzetti ⚙️

Calda domenica, maggio fiorito sul lago, carosello di ciclisti della domenica mattina: tutto questo, sulla sponda magra, con la bottega meritatamente a riposo e il Diego in bici, come avviene per tutte le feste comandate. La sua chiesa e la sua personalissima santa messa sono in sella alla sua Romeo e sulle strade verdissime della mia zona: non scrivo niente di blasfemo, ognuno prega e ringrazia il buon Dio a modo suo. Il Diego fa così, come molti, moltissimi altri cicloamatori meno devoti indubbiamente, anzi, a volte molesti, quando si dimenticano della realtà e pensano di essere in gara al Giro d’Italia sulle strade aperte al traffico. Il Giro, quello vero, si corre settecento chilometri più a Sud, sulle montagne dell’Abruzzo, altro paradiso ciclistico, uno dei tanti, di questo immenso parco delle meraviglie da scoprire in bici che è l’Italia. Non è un gran giorno al Giro per gli italiani, o meglio, la strada ribadisce un concetto già espresso dall’andamento della corsa: non è una grande annata per i nostri atleti al Giro, tutti spariti nelle seconde linee, a eccezione di creature dalle 7 vite come i gatti, come per esempio, Domenico Pozzovivo.

Non è nemmeno una gran giornata, nella domenica ciclistica del Diego, che misura la strada con un gomito, in un imprecisato passaggio, in una dinamica che non ci dirà mai. Tutto questo si traduce in un mezzo disastro perché il gomito sgrugnato non si può nascondere e questo assicura una paternale, anzi una sfuriata vera e propria della Carla sua moglie e mia madre, che vive d’ansia e predice disgrazie già in giorni tranquilli, figuriamoci in occasione di piccole scivolate sull’asfalto.

Il Giro è comunque spettacolare sul #Blockhaus: i favoriti se le danno di santa ragione, lo spettacolo non manca e la voce dei telecronisti riecheggia anche sul lago, dove le prime chiappe chiare si scoprono al sole per un debutto di tintarella. Bello, ma pur salvaguardando l’ammirazione e una certa tenerezza per l’intramontabile Pozzovivo, mette malinconia, questo Giro. Fa molta tenerezza anche la gentilezza della maglia rosa, che arriva sul palco sempre con le lacrime agli occhi: deve essere un tipo sensibile, questo piccolo Lopez, che per ogni volta si emoziona. In questo caso, si commuove e chiede scusa per aver tirato una borraccia a un avversario che l’aveva fatto cadere in salita. Il Diego come molti altri italici vecchietti non ha colto il lancio della borraccia in tivù e ha assistito al finale dall’afoso salotto di casa, con le palpebre a mezz’asta, per la pennichella che si prolunga ogni domenica per via dei pasti abbondanti, delle pedalate mattutine e della voce quieta e rasserenante di Petacchi. “Diego, chi ha vinto?” “Ma, uno col nome strano” e non ci prova nemmeno, questa volta a pronunciarlo. Se ne esce di casa scuotendo la testa, pensando agli anni migliori.

Gli anni migliori, per il Diego, erano i primi anni Ottanta. L’uomo del giorno, oggi col Giro in Abruzzo, è il “nostro” Silvano Contini, che su quelle strade si prese tante belle soddisfazioni. Prima del “nipotino” Covi, altri ragazzi passarono dalla bottega prima di approdare al professionismo: Contini, giovane talento di Leggiuno (lo stesso paese che diede i natali a Gigi Riva) fu il primo grande orgoglio del Diego. Lo è ancora oggi che pure Silvano ragazzo non lo è più. A Pescara vinse, dando spettacolo, una tappa del Giro 1982: in quell’edizione, volava. Trionfò in ben tre tappe, conquistò la maglia rosa e sfiorò la vittoria finale, accontentandosi del terzo posto. Era un bell’accontentarsi, allora, visto che a dominare in gruppo c’era Bernard Hinualt. Ripensando a Contini, il Diego si riaccende: Silvano ci ha regalato una sua maglia rosa, una sua maglia azzurra e la bici Romeo con cui disputò la stagione da dilettante. Ora sono sacre reliquie esposte in bottega. A noi che l’abbiamo conosciuto bene da atleta, vien da pensare a questo Giro: se ci fosse stato un Contini, porca miseria, i nomi strani al traguardo avrebbero avuto vita molto, molto difficile.

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