[La brugola del Romeo – le ultime tappe] Proseguono le cronache del Giro d’Italia visto da La Bottega del Romeo – dal 1935 | in esclusiva su La Repubblica delle Biciclette
“Il Giro del “tutto calcolato” anche basta: viva il Giro della fantasia e dei colori” – di Lorenzo Franzetti⚙️
Manca l’ultimo capitolo, verrà scritto in cinque giorni. Per gli ultimi romantici, il Giro è un romanzo viaggiante in carovana, una storia che si scrive tappa dopo tappa, voce dopo voce attraverso un’Italia che, finalmente, ritrova la gioia dopo due anni complicati per ogni spettacolo, corse ciclistiche comprese. Un romanzo con una trama che sfugge all’immaginazione, con protagonisti che non hanno ancora svelato tutto di sé: il Giro passa sulle strade è una festa ritrovata, con gli appassionati italiani in cerca di un faro per il futuro. A oggi, è ancora lui, Vincenzo Nibali, il faro del grande pubblico, gli altri sono tutti nomi che la casalinga di Voghera e l’operaio di Livorno fanno fatica cogliere. Poi sì, ci sono i grandi appassionati, il pubblico degli esperti che si esalta per questo o quel fuoriclasse. Ci sono anche gli intenditori al livello “plus”, draghi sui social, quelli che storcono il naso ogni anno, di fronte a questo o quella scelta tattica, di fronte a un percorso che sembrava così e invece era cosà, di fronte a pronostici che non vengono rispettati.
Nibali protagonista dell’ultimo grande Giro della carriera è già una gran cosa per questi capitoli finali ancora da scrivere. E poi smettendola di fare i supertecnici anche quando non ce n’è bisogno, c’è tanta umanità, per fortuna. L’umanità di #PedroLopez, con la sua umiltà in maglia rosa, la generosità di chi ogni giorno spende tutto per lo spettacolo, come i #DiegoRosa e i #MattiaBais, la classe e la sportività dei #VanderPoel, la tappa e il tappo di #Girmay, le lacrime di #Oldani e quelle di #Ciccone, la grinta e la saggezza di #Pozzovivo: sono come tanti “fermo immagine” di un Giro romanzo con tanti personaggi splendidi. Sì, l’umanità del Giro non delude mai: è anche per questo che, anche in bottega, si comincia a non poterne più degli squadroni “scientifici”, quelli del tutto calcolato, dei watt da gestire e delle tattiche rigide. Non emozionano nessuno e se ne hanno le palle piene dei direttori sportivi che frenano i giovani, di quelli che li consumano a fare i muli sempre, tirare per chi e per come, anche quando non ce n’è bisogno. Tarpare le ali alla fantasia in nome di un ciclismo tutto calcolato, anche basta, please. Ecco, il Diego davanti alla tivù in officina in queste settimane aveva negli occhi proprio questo: la noia, la delusione per chi gestisce le corse con il misuratore di potenza e non con il cuore. Tarpare le ali ai giovani, in questo momento del ciclismo italiano anche no. Lasciamoli sbagliare, lasciamoli provare, lasciamoli perdere per poi vincere, ma lasciamoli fare.
Sabato a Torino, lo spettacolo lo si è visto per fortuna e a emergere sono i corridori di cuore: i Nibali, appunto, i Pozzovivo, ovvio, anche se non vincono. E naturalmente quello che ha vinto, #Yates, un generoso pure lui, quando si lascia andare. Tra i favoriti per il gran finale c’è #Carapaz dall’Equador, uno con una storia incredibile, un ragazzo splendido che magari vincerà, ma la logica “ammazza fantasia” del team Sky (oggi si chiama Ineos, ma è sempre la stessa matrice britannica) rischia di farlo passare per un automa. La sua indole andina, speriamo, avrà la meglio sul grigiore di un ciclismo che, seppur vincente, non dà nulla o quasi alla gente.
Le ultime pagine ancora da scrivere sembrano portare a un gran bel romanzo, crediamoci: c’è soprattutto il ritorno dei colori e delle tifoserie sulle strade. Quanta gioia, si torna a respirare sulle strade del Giro, al diavolo la pandemia! Qui in bottega si respira la genuina passione anche di chi è andato sulle strade a tifare e torna a raccontercelo, quelli del Puma di Taino, ovvero il club del nostro nipotino: una banda di gente felice, che vuol sorridere e far sorridere, perché il ciclismo è prima di tutto un inno alla vita. Noi, dentro al lavoro, con le mani sporche, si guarda la tivù, si condividono gioie e polemiche, si vive una corsa virtuale dalla provincia: il lavoro è tanto, la mattina si comincia presto, è il destino di chi lavora in proprio. E niente, quest’anno, il percorso e le date sono infelici e non si riesce a staccare e ad andare a vedere una tappa: con delusione comprensibile del nostro “vecio” il Diego. Ma, del resto, quando ero bimbo, anche lui era nella mia stessa situazione e la bottega, Giro o non Giro, in certi mesi doveva funzionare e basta. Gregari e meccanici, insomma, hanno lo stesso destino: prima o poi, ne siamo certi, arriverà la gran giornata di festa, basta non rinunciare a crederci.
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