[La brugola del Romeo – seconda tappa] la cronaca del Giro d’Italia vista dalla Bottega del Romeo – dal 1935
[Sceits è primo, in attesa della Ferrari di Leclerc e dei bikini in spiaggia]
di Lorenzo Franzetti ⚙️
Cronosprint, sabato di bottega di alta stagione, viavai e indifferenza: il Giro è appeso alla parete dell’officina, con la sua diretta tivù e solo il Diego si ferma, nella sua rituale adorazione, quasi in preghiera. Seduto su uno scatolone di una bici appena arrivata, col suo brontolio continuo che, in qualche modo, serve per monitorare la situazione a tutti gli altri, indaffarati col lavoro, con le bici da preparare, con i clienti di passaggio. Quando il brontolìo aumenta significa che i telecronisti ne stanno dicendo di cotte e di crude, strafalcioni tecnici magari ispirati da sponsorizzazioni più o meno evidenti, quando si distingue chiaramente una parolaccia, significa che la diretta tivù è stata interrotta dalla pubblicità in un momento sbagliato, quando la parolaccia è in dialetto isprese e molto colorita vuol dire che i telecronisti ignorano il nostro ragazzo. Sì, perché la bottega ha un “suo” ragazzo al Giro: questo luogo è il covo di Covi, Alessandro Covi, uno tra i giovani più promettenti del ciclismo italiano.
La prima bici l’ha avuta dalle mani del Diego quando era un bimbo piccolo piccolo e da allora, Alessandro, è il nipotino ciclistico del Diego. Corre per l’Uae, al fianco del suo capitano Almeida, ma andrà sicuramente in cerca di fortuna in qualche tappa adatta alle sue caratteristiche: non nelle cronometro e non nelle frazioni di pianura. Il giorno prima di partire per l’Ungheria, l’avevamo visto a fine allenamento, ovvero al termine del ripasso generale prima dell’esame. Era fiducioso, ben preparato, con la voglia di far bene. Ha un piccolo segreto che ci permette di riconoscerlo quasi sempre nel gruppo, durante le dirette televisive: ha le scarpe di due colori diversi, una bianca e una nera. Le scarpe spaiate di Covi, un po’ per caso (un giorno ne ha rotta una e l’ha sostituita con quella di riserva del colore differente), un po’ per scaramanzia, sono una certezza in un plotone di atleti mascherati da caschi e occhiali.
Nella crono di Budapest, Covi ottiene trenta secondi di inquadratura alla partenza: un commento distratto e fuori luogo dei telecronisti, che spesso e volentieri si disinteressano dei non favoriti, sono sufficienti per fare arrabbiare il Diego, che lo vorrebbe sempre inquadrato, il suo nipotino. Al suo arrivo, poi, la telecamera lo mostra rapidamente senza commento, come accade a tutti i corridori che non sono in lizza per la vittoria: e anche lì vien fuori una parolaccia. Amen.
Le cronometro, è bene non mentire, sono una palla micidiale durante le dirette tivù, quasi al pari delle tappe di pianura che, per accanimento o per punizione, vengono trasmesse integralmente, quest’anno. Con il commento di Alessandro Petacchi, ragazzo stimato e amato da corridore, apprezzato anche come persona per bene, ma che non è esattamente uno showman con le parole. No, non è un cabarettista. L’andirivieni di bici in bottega fanno sparire del tutto i commenti del povero Alejet e del telecronista Pancani e solo le belle immagini di Budapest sembrano suscitare l’interesse dei clienti.
Il finale, però, è colorito assai, perché come ogni sabato, si presenta Fabietto, uno dei matti del paese: è un matto eterno bambino, a cui tutti vogliamo bene, e che passa in bottega in bassa stagione. Ovvero quando in spiaggia, giù al lago, non c’è nulla da vedere. Fabietto è, infatti, appassionato di bikini (con relative indossatrici), che lui osserva con indifferenza dal molo del porto, a trenta metri di distanza, per non dar dell’occhio: per interi pomeriggi, però. L’altra passione del nostro matto è il cibo, cibo spazzatura soprattutto, patatine e aperitivi. E in bottega è diventato presenza fissa molti anni fa, quando avevamo la tradizione di offrire aperitivi ai clienti e agli amici, ogni sabato. Con la pandemia, l’aperitivo è stato soppresso, ma Fabietto continua a farsi vivo, nella speranza che le patatine tornino sul bancone della bottega. Ha un solo terrore, quello per i carabinieri e gli uomini in divisa: tant’è che, durante la diretta tivù, nel momento in cui si fa prendere la mano con commenti a vanvera, il Diego lo zittisce mostrandogli gli uomini in divisa che si intravvedono nelle immagini sul traguardo. “Li vedi là, i carabinieri? Stai attento che ti vedono”. E Fabietto ammutolisce, abbassando lo sguardo.
Vince Simon Yates, nello stesso istante in cui un ragazzino in bottega sta per ricevere una mountainbike nuova nuova per la sua Prima Comunione, e nel mentre Fabietto incassa un “vacagà” dal Diego per aver osato fare una domanda: “Ma la Ferrari di Leclerc, che tempo ha fatto?” Vince Simon Yates che per il Diego è tale “Sceits”.
“Papà chi ha vinto?”
“Sceits, ma Vanderpul l’è sempar lì”, che vuol dire che è ancora maglia rosa. La sintesi è la base della cronaca.
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